Comunicare il vino secondo Onav
In origine le discussioni sul vino coinvolgevano esclusivamente tecnici ed esperti assaggiatori, oggi alle fiere e banchi d’assaggio si vede la massiccia presenza di appassionati e persone comuni. Complice anche il proliferare di corsi e programmi televisivi, che hanno certamente contribuito a diffondere una maggiore conoscenza del prodotto. “Allo stesso tempo, però, la comunicazione del vino deve ancora perfezionare alcuni passaggi -dichiara Vito Intini, Presidente Onav – Per arrivare nel modo giusto ai diversi interlocutori” Di seguito, le riflessioni di Vito Intini sull’argomento.
Onav, gli esordi
“Onav viene fondata il 28 ottobre 1951 perché il Ministero dell’Agricoltura ha la necessità di fornire una valutazione sulla qualità del vino che nessuno sapeva fare – dice Vito Intini, presidente della associazione astigiana – Dobbiamo partire dal presupposto che nel corso degli anni ‘50 il vino si vendeva in base al titolo alcolometrico, i vini si facevano senza seguire quelle indicazioni che anni più avanti (parliamo degli anni 80) sarebbero state definite dalle denominazioni. Ne segue che il Ministero spingesse per creare un gruppo di tecnici che stabilissero i criteri di definizione di un vino di qualità”
All’inizio, molta autorefenzialità
Ad accogliere l’invito, è un gruppo di ricercatori nel campo della chimica e della organolettica che, insieme ad alcuni illustri personaggi del mondo del vino, costituisce l’Onav (Ordine Nazionale Assaggiatori di Vino) con il patrocinio ed i fondi della Camera di Commercio di Asti. Si tratta però inevitabilmente di una community (come si dice oggi) di soli tecnici e ricercatori, un Ordine al quale si accedeva solo per chiamata. “In verità era un gruppo di benpensanti con la puzza sotto al naso che non parlavano con il consumatore ma esclusivamente tra loro” E così sarebbe stato fino agli anni 70, con il passaggio da ordine ad associazione.
Il passaggio ad associazione, partono i primi corsi
“Il passaggio ad associazione ci ha portato ad aprirci e ciò ha comportato l’avvio dei primi corsi” Corsi che comunque presentano un deciso taglio accademico. “I corsi Onav duravano un anno, come i corsi universitari. Li tenevano enologi e ricercatori, per lungo tempo Onav è stato il braccio degustativo di Assoenologi” Una situazione che perdura fino alla fine degli anni 80. “Quando abbiamo aperto il corso a tutti, c’è stato un deciso allontanamento di Assoenologi che ha respinto l’idea che tutti potessero diventare assaggiatori di vino” Viceversa, i consumatori accolgono con favore la novità con una adesione sempre crescente ai corsi dell’associazione.
Partecipazione femminile sempre più crescente
Se negli anni 80 l’obiettivo era riuscire a superare il migliaio di iscritti, oggi Onav vanta una diffusione capillare sul territorio nazionale ed una adesione ai corsi sempre più trasversale. “La reazione ai corsi è stata esplosiva, negli anni vi è verificata una partecipazione sempre più allargata” Ne è esempio, la partecipazione femminile. “Se negli anni 50 e 60 era praticamente nullo, oggi in alcune zone arriviamo a toccare anche il 50%” Ma nonostante i bei risultati, rimane ancora molto da fare.
I giovani e il vino, un rapporto ancora da costruire
“La nostra curva raggiunge il massimo intorno ai 35 anni, dal momento che le persone si avvicinano al vino poi proseguono anche per molti anni. Ciò vuol dire che l’interesse al vino è di persone che hanno già una loro formazione mentre i più giovani si attestano solo sul 6-7%, percentuale peraltro confermata dai dati di consumo. L’età media degli appassionati di vino ci fa quindi pensare che non siamo ancora riusciti ad intercettare la componente più giovane. Ciò è dovuto a fattori culturali, economici e sociali ai quali dobbiamo cercare di dare una risposta”
Assaggiatore non vuole dire sommelier
Ad oggi le persone che frequentano i corsi Onav sono infatti le più variegate, dagli appassionati alle persone che semplicemente vogliono avere qualche informazione in più per fare bella figura con gli amici oppure con la fidanzata o fidanzato. Ma anche persone che vogliono scegliere un vino invece che farselo scegliere e in ultimo, ma non per ultimo, persone che vogliono intraprendere un percorso professionale.E qui occorre fare una doverosa distinzione. “Nell’immaginario collettivo chiunque faccia un corso di degustazione del vino, diventa automaticamente un sommelier. Ma non è così”
Si punta comunque ad una integrazione
In realtà con i nostri corsi vogliamo trasmettere una maggiore consapevolezza al consumo di vino, una consapevolezza che non può però trascendere dalla conoscenza tecnica. Ma differentemente dai corsi di sommellerie che prevedono una propedeuticità nel percorso a più livelli, la nostra offerta si è strutturata in modo tale che a qualsiasi livello ci si fermi si è qualificati. Dal semplice assaggiatore di vino del primo livello al Maestro Assaggiatore del terzo livello. E nel prossimo futuro forniremo anche la possibilità di scegliere tra il terzo corso di assaggiatore oppure un corso di abbinamento cibo-vino per coloro che volessero approcciare il mondo della sommelierie”
Bere consapevole, la mission
Un modo diverso di fare comunicazione, legato alla tradizione ma contemporaneamente aperto alle novità. “Siamo fondamentalmente tradizionalisti, abbiamo una nostro spazio identitario che tuteliamo e vogliamo che resti così. Con un potenziale di attrazione diverso da quello della sommellerie, della quale peraltro non facciamo i numeri” Una identità rimarcata anche nei corsi. “Siamo assaggiatori, non sommelier. La nostra missione è il bere consapevole, i nostri corsi non sono fatti per coloro che intendono andare a servire vino ai ristoranti. Al contempo, però, ci rendiamo conto che oggi per parlare di vino in chiave moderna bisogna parlare di tutti gli aspetti”
Preparazione sartoriale, lo sbocco
Ma se la comunicazione del vino deve essere fatta a 360°, proprio per questo motivo bisogna semplificare adeguando l’offerta a seconda degli interlocutori. “E’ inutile parlare di flavonoidi ed antociani a chi vuole semplicemente fare un corso di introduzione al vino, così si rischia di allontanarlo. La comunicazione del vino – conclude il Presidente Vito Intini – non deve partire dalla storia del vino o dalla viticoltura, questi argomenti son interessanti per coloro che hanno già una base. Bisogna adeguare la comunicazione e l’offerta di linguaggio alle persone che hai di fronte, l’Onav del futuro fornirà una preparazione sartoriale ai propri interlocutori“
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