Skip to main content

Caricagiola, non solo assemblaggio

Vitigno a bacca rossa tipico della Gallura, le uniche testimonianze sulla sua origine risalgono alla fine del 1700 e lo collocano sulla costa di Bonifacio, a nord della Sardegna. Uva storicamente considerata difficile da lavorare, da sempre utilizzata come uva da taglio insieme ad altri vitigni, contribuisce alla creazione di vini acidi e sapidi, idonei a lunghi affinamenti. “Un vino come il Caricagiola – dichiara Francesco Lepori, agronomo e produttore – ha bisogno di affinare a temperatura controllata per stabilizzare gli antociani in modo che la parte colorata sia equilibrata con un ph intorno ai 3,60 circa. Intorno a 10°-11,° il vino è pronto per essere, almeno per 18 mesi, assemblato. Dopo questo periodo, può essere consumato e apprezzato in purezza

Vitigno dalle antiche origini

A scoprire il Caricagiola, sembra sia stato Don Vittorio Angius. Sacerdote dell’Ordine di San Giuseppe Calasanzio degli Scolopi, nato a Cagliari in un giorno non meglio precisato di fine 700, ha caratterizzato la propria vita per la collaborazione data alla stesura del monumentale Dizionario Geografico-Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna. “Ha fatto – sottolinea Francesco Leporiuna ricostruzione di quella che erano le condizioni economico-agricole della zona e citava questo vitigno, originario della Gallura e diffusosi in Corsica con il nome Bonifacenco” Un vitigno dalle antiche origini, per lungo tempo però dimenticato. Da più di un decennio, barbatelle innestate ed ettari vitati risultano in forte calo.

Coltivazione a piede franco, per esprimere il meglio

Originariamente caratterizzato da una produzione abbondante, il nome del vitigno deriva dal fatto che metteva molto frutto – afferma Immacolata Serra, delegata ONAV della Sardegna – Cosa non più verificatasi, dopo il recupero del vitigno che era andato scomparendo. Oggi la produzione di Caricagiola si concentra a Badesi, dove si trovano vitigni coltivati a piede franco” Un indiscutibile vantaggio, come ci spiega l’agronomo e produttore. “Soprattutto a piede franco, il Caricagiola esprime le sue caratteristiche migliori. Ma proprio per questo motivo non si può piantare dappertutto. A seconda del terroir, infatti, cambiano le caratteristiche.

Spiccata acidità e resistenza alle malattie

La varietà non presenta speciali esigenze rispetto al terreno ed al clima, ma senz’altro predilige terreni sabbiosi, siilicei e sassosi. Per sfruttare la crescita delle radici, capaci di andare alla ricerca di umidità fino a 20 metri di profondità, il sistema di allevamento utilizzato è alberello sardo o sperone basso. L’acino ha un contenuto tartarico molto alto, molto superiore rispetto, ad esempio, ad un Cannonau. “Per questo motivo – commenta Immacolata Serra – fornisce risultati sorprendenti, grazie alla forte presenza di acido tartarico, sin dal primo assaggio, prevale subito una spiccata acidità che contribuisce alla sua longevità. Rafforzata dalla resistenza alle malattie, soprattutto all’oidio. Le uova della filossera, poi, non si attaccano alle viti, l’insetto non riesce quindi a concludere il ciclo riproduttivo”

Vino non immediato, predisposto alla spumantizzazione

L’alto contenuto di acido tartarico ne determina inoltre l’edificabilità a spumante. “Ovviamente anticipando i tempi di raccolta – rileva Francesco Lepori – perché maggiore è l’acidità e più basso è il ph, maggiore è la capacità di lavorare con alti contenuti di CO2. L’asprezza che si rileva sull’acino, è indice dell’acidità fissa che determina la vocazione alla spumantizzazione naturale” Ma il Caricagiola rimane sostanzialmente un vitigno a bacca rossa. “Sicuramente non è un vino da pronta beva, il suo tannino ruvido, però, con il trascorrere del tempo si ingentilisce – precisa Immacolata Serra -E’ un vino che va aperto un po’ prima del consumo, consigliabile l’utilizzo di un calice abbastanza ampio in modo da dare al vino la possibilità di aprirsi”

Versatile ed equilibrato, nel calice i profumi della Sardegna

Elegante se vinificato in rosso, sapido e minerale se vinificato in bianco, il Caricagiola risulta in ogni caso versatile ed equilibrato. Al naso si avvertono note di mirto che lasciano il posto alla viola, alla rosa appassita e alla carruba, al palato emergono sentori di macchia mediterranea insieme alla ciliegia e ai chiodi di garofano. Si sposa bene con piatti a base di pesce, è perfetto con un baccalà o con una zuppa di pesce – spiega Francesco Lepori – Ma anche con formaggi erborinati e dolci a base di mandorle e nocciole” E’ accostabile a pastasciutte con funghi, grigliate e brasati, salsiccia alla brace e salumi saporiti. “Il tannino importante e l’acidità spinta conclude Immacolata Serra gli permettono di accompagnare con armonia questi piatti. Ma soprattutto è un vino delle nostre terre, nel calice si ritrovano tutti i profumi della Sardegna”


© Copyright Francesco A. Bellini | Tutti i Diritti Riservati.

Francesco A. Bellini

Leave a Reply